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El Nino, Italia in campo con 10 milioni per Africa

L’Italia torna in campo per l’Africa, stavolta per contrastare gli effetti di El Nino, ma e’ solo il primo terreno di intervento. Malnutrizione, pandemie, diminuzione dei raccolti, migrazioni forzate: sono alcuni degli effetti catastrofici del forte riscaldamento delle acque nel Pacifico centrale e nell’Oceano Indiano che ogni 5-7 anni mette in ginocchio diversi Paesi dell’area. Per fronteggiare questa emergenza il Ministero degli Esteri ha disposto un piano da 10 milioni di dollari di cui faranno uso i cinque Paesi più colpiti del continente africano ed e’ solo l’inizio.

“Interveniamo in Paesi dove possiamo fare rapidamente la differenza ma l’appello dei Paesi del Pacifico si fa sempre più pressante. Si tratta di questione di vita o di morte, ci stiamo concentrando per intervenire anche in Paesi dove tradizionalmente siamo meno presenti”, ha detto il viceministro degli Esteri della Cooperazione internazionale Mario Giro illustrando il piano nazionale contro le conseguenze del Nino in Africa.

Giro, che ha la delega alla Cooperazione, e’ reduce da due tour africani che nello spazio di un mese lo hanno portato in Etiopia, Cameru, Tanzania e Namibia. L’annuncio e’ un segnale concreto anche perche’ tra meno di dieci giorni a New York gli occhi torneranno ad essere puntati sul riscaldamento del pianeta grazie al vertice convocato dal Segretario Generale Ban Ki moon il 22 aprile per la firma del trattato sul clima.

I progetti finanziati dalla Farnesina saranno concentrati sulla sicurezza alimentare e la ripresa delle attività agro-pastorali in Etiopia, Mozambico, Malawi, Swaziland e Zimbabwe e saranno chiusi in 12 mesi. Sei milioni di euro sono destinati alle ong italiane sul terreno, 4 milioni al canale Onu, che si aggiungono al milione stanziato in gennaio per il Pam (Programma Alimentare Mondiale), ha spiegato Giro.

“L’impatto del Nino sarà il più violento nell’ultimo secolo e minaccerà 60 milioni di persone, 40 milioni solo in Africa”, ha avvertito Giro: “Le conseguenze sono disastrose: la diminuzione dei raccolti, le fluttuazioni dei prezzi di mercato, le migrazioni, la malnutrizione e le pandemie. Si stima che 28 milioni di persone rischino la vita nell’Africa australe e nel Corno d’Africa”. Il fenomeno è anche tra le cause principali delle migrazioni: “Almeno un terzo dei migranti sono in fuga per motivi climatici”, ha detto il viceministro.

Tra le categorie più a rischio ci sono i minori, ha aggiunto il dg della Cooperazione Giampaolo Cantini, spiegando che le Ong coinvolte nei progetti lavoreranno anche nelle scuole, con la promozione ad esempio, di orti scolastici, mentre nel Pacifico gli interventi verranno realizzati attraverso l’Unicef: “Per i nostri interventi ci avvaliamo sempre degli ottimi rapporti di collaborazione con le Ong italiane da una parte e le agenzie internazionali dall’altra, ” ha aggiunto Cantini. La direttrice della Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), Laura Frigenti, ha posto l’accento sulla “tempestività dell’intervento”, ricordando “che dalla decisione politica all’operatività sono trascorsi meno di 30 giorni”. Una tempistica, ha precisato, che “ci mette al passo con gli standard internazionali di più alto livello”.

Causa della peggiore siccità nell’Africa meridionale degli ultimi 30 anni, rischio di insicurezza alimentare per 28 milioni di persone, El Niño è la ragione anche delle gravi perdite di raccolto registrate quest’anno nel Paese. Secondo i dati Onu, il 35% dei campi coltivabili nel sud del Mozambico non produrranno raccolto almeno fino alla prossima stagione delle piogge. El Niño ha anche provocato la perdita del 30% di bestiame, comportato l’aumento del 50% del prezzo di riso, mais e sorgo. Peggiorate pure le condizioni igienico-sanitarie nella regione, per la scarsità d’acqua, il che contribuisce alla propagazione di infezioni come il colera.