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Il 19/8 World Humanitarian Day, tributo al coraggio di spendersi per gli altri

Nel corso degli ultimi 19 anni, 1.451 operatori umanitari sono stati uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. Imboscate stradali, incursioni armate e sequestri sul luogo di lavoro, sono solo alcuni dei pericoli troppo spesso letali che incontrano gli operatori umanitari. 1.353 sono stati feriti mentre fornivano aiuti umanitari, per la maggior parte in Afghanistan, Sudan, Somalia e Sud Sudan. 1.076 sono stati rapiti mentre aiutavano persone bisognose, la maggior parte sequestrati per strada, al lavoro sul campo e nei loro uffici. Il 19 agosto – World Humanitarian Day – è il giorno in cui il mondo rende loro omaggio.

“130 milioni di persone – una cifra record – dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere. Insieme, queste persone in difficoltà equivarrebbero al decimo Paese più popoloso della Terra”, ha sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, presentando “World you’d rather”, la campagna di sensibilizzazione che mira anche a raccogliere risorse per il Fondo Centrale per l’Assistenza d’Emergenza (CERF).

La Giornata Umanitaria Mondiale, quest’anno con il tema One Humanity, ricorda il giorno del 2003 in cui 22 persone, tra cui il capo missione Sergio Vieira de Mello, rimasero uccise a seguito dell’attentato al quartier generale delle Nazioni Unite a Baghdad. L’obiettivo dell’iniziativa non e’ solo un omaggio alle vittime ma anche il dovere di promuovere il rispetto dei princìpi umanitari e rendere grazie a tutti gli operatori del settore.

La “tragedia” del bombardamento sul Canal Hotel “ha toccato tutti noi che crediamo nelle Nazioni Unite”, ha detto il vice segretario generale dell’Onu Jan Eliasson. Venerdì mattina al quartier generale a New York, una cerimonia di commemorazione delle 22 vittime si è svolta nell’ingresso visitatori presso la bandiera dell’Organizzazione, originariamente esposta fuori sede Onu a Baghdad, attualmente “appesa con orgoglio” all’interno del Palazzo di vetro, danneggiata dopo il bombardamento del 2003.

“Coloro che attaccano le Nazioni Unite vogliono farci paura, farci sentire deboli e ritirare. Coloro che oggi ricordiamo, ci motivano a essere coraggiosi e determinati ad andare avanti”, ha proseguito il Eliasson, secondo il quale “oggi incontriamo (ancora) questa sfida in tutto il mondo – dalla Siria al Sudan meridionale, dalla Somalia all’Afghanistan, dove gli operatori umanitari e le forze di pace hanno perso o rischiano la vita. La loro eredità è duratura e sempre presente. Vive nel nostro impegno a salvare la gente dalla miseria e dalla morte e nella nostra determinazione nel creare un futuro di pace, giustizia, e rispetto della dignità umana”.

“Oggi vorremmo esprimere la nostra gratitudine e il nostro riconoscimento atutti gli uomini e le donne che rischiano la vita nelle operazioni umanitarie, assistendo le persone in difficoltà in tutto il mondo. Invitiamo tutti a onorare gli eroi umanitari del mondo”, ha detto l’ambasciatore Inigo Lambertini, vice rappresentante permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, inviando anche “un pensiero particolare alle tante italiane e italiani nel mondo che ci si dedicano con passione”.

In questo contesto e’ prevista anche una iniziativa europea. L’Ufficio della Commissione Europea per agli Aiuti Umanitari (ECHO) promuove una campagna dedicata al Word Humanitarian Day 2016, fino al 28 agosto. Nel maggio scorso poi si è svolto a Istanbul il World Humanitarian Summit, primo vertice mondiale dell’Onu dedicato ai problemi umanitari, che ha visto riuniti i rappresentanti governativi del sistema delle Nazioni Unite, delle agenzie umanitarie e della società civile per discutere come affrontare e gestire le crisi attuali e future.

L’obiettivo è costruire un sistema condiviso che risponda in modo efficace alle emergenze e riduca le cause all’origine delle crisi, un sistema che coinvolga non solo gli attori umanitari chiamati a rispondere alle emergenze, ma anche i protagonisti della Cooperazione  allo sviluppo. Al Summit ha partecipato una delegazione italiana guidata dal viceministro degli Esteri, Mario Giro e dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Laura Frigenti.